Dal 1950 al 2025: progressi e nuove applicazioni per l’AI

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Sembra ieri che si iniziava a parlare di Intelligenza Artificiale vedendola come un’ipotesi fantascientifica, invece era il 1950, il mondo dell’informatica faceva i suoi primi passi e l’idea di una macchina che potesse emulare il ragionamento umano venne teorizzata per la prima volta da Alan Turing, un matematico britannico che in un suo articolo, Computing Machinery and Intelligence, introdusse il concetto del Test di Turing, un criterio secondo cui è possibile determinare se una macchina può essere considerata intelligente sulla base della sua capacità di imitare il comportamento umano durante una conversazione.

Appena sei anni dopo, nel 1956, durante il Dartmouth Summer Research Project on Artificial Intelligence, fu coniato il termine Intelligenza Artificiale. L’incontro organizzato da John McCarthy, Marvin Minsky, Nathaniel Rochester e Claude Shannon diede il via ad una serie di ricerche finalizzate a sviluppare macchine in grado di svolgere compiti che si avvicinassero il più possibile allo svolgimento di compiti che fino ad allora era prerogativa del genere umano, come ad esempio la risoluzione di problemi basici, giocare a scacchi e tradurre lingue.

I primi risultati concreti arrivarono negli Anni ’60, uno degli esempi più noti è ELIZA, un software sviluppato da Joseph Weizenbaum che simulava una conversazione psicoterapeutica, ma la svolta arrivò negli Anni ’80 con l’introduzione dei sistemi esperti, programmi progettati per emulare il processo decisionale umano in settori specifici come la medicina e l’ingegneria e nel 1997, Deep Blue, un super computer sviluppato da IBM, sconfisse il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov, dimostrando il potenziale dell’AI in compiti altamente complessi.

Nel 2000 il machine learning segnò una nuova era per l’AI, erano gli anni dei big data e del potenziamento degli algoritmi che permettevano alle macchine di apprendere autonomamente fino a raggiungere l’apice con il deep learning, una tecnica basata su reti neurali artificiali a più livelli.

Oggi, l’AI non è più solo materia da laboratori di ricerca o da discussioni accademiche, ma è una forza tangibile, in grado di ridefinire il mondo del lavoro, della comunicazione e la visione stessa del futuro.

Guardando oltre l’orizzonte immediato, i progressi in corso, non solo promettono di ampliare le capacità dell’AI, ma aprono una riflessione sul suo ruolo nella società, sulle responsabilità etiche e sulle opportunità di cui è portatrice.

Per il 2025, si prevede un salto qualitativo dato dalla crescente integrazione di approcci multimodali e di sistemi auto-apprendenti che consentiranno alle macchine di elaborare e correlare simultaneamente dati provenienti da fonti diverse, come immagini, testi e suoni, migliorando la comprensione del contesto e la capacità decisionale, di conseguenza l’adozione di modelli generativi sempre più evoluti, favorirà applicazioni innovative in ambiti come la creazione di contenuti, la simulazione e la ricerca scientifica.

Uno dei settori più promettenti è rappresentato dall’AI generativa, già ampiamente adottata per automatizzare processi creativi e produttivi.  Si stima che, entro i prossimi due anni, circa il 25% delle imprese integrerà soluzioni basate su questa tecnologia, con un impatto diretto sulla riduzione dei tempi di sviluppo e sull’ottimizzazione delle risorse mentre le implicazioni settoriali dell’AI si stanno ramificando in tutti gli ambiti, dalla cyber security alla sanità.

Con l’escalation delle minacce cibernetiche, l’AI è destinata a diventare un pilastro della cyber defense. Algoritmi avanzati di rilevamento delle anomalie consentono di identificare attacchi in tempo reale, proteggendo infrastrutture critiche e dati sensibili.

L’automazione intelligente, alimentata da sistemi di machine learning, sta anche trasformando la gestione delle catene di approvvigionamento e delle operazioni finanziarie, riducendo errori umani e aumentando l’efficienza operativa.

Uno dei principali progressi riguarderà l’AI generativa, sarà possibile produrre contenuti sempre più complessi e realistici, dalla creazione di immagini e video altamente dettagliati fino alla scrittura di testi e alla progettazione di musica e software.

Nel campo della medicina, si preannunciano diagnosi basate sull’AI ancora più precise, che aiuteranno i medici a identificare malattie in fase precoce e a personalizzare i trattamenti. Anche la ricerca farmacologica farà grandi passi avanti grazie all’uso di modelli di AI per analizzare grandi quantità di dati biologici e chimici. Inoltre, le applicazioni robotiche basate sull’AI miglioreranno le capacità di intervento chirurgico e l’assistenza ai pazienti.

Le auto a guida autonoma diventeranno sempre più affidabili e nei processi produttivi delle aziende sarà possibile ottimizzare la gestione delle risorse e aumentare la sostenibilità delle attività industriali.

Da questo punto di vista, l’AI sarà ampiamente impiegata per analizzare dati ambientali e sviluppare soluzioni innovative per la gestione delle risorse naturali, la riduzione delle emissioni di carbonio e il monitoraggio dell’ecosistema terrestre.

L’Unione Europea, dal canto suo, con l’introduzione dell’AI Act sta tracciando un percorso normativo volto a garantire trasparenza, sicurezza e responsabilità nell’uso dell’AI per mitigare i rischi legati alla discriminazione algoritmica e alla protezione dei dati personali, ma richiedono un impegno costante da parte di governi, imprese e organizzazioni della società civile per essere efficaci.

Ma accanto al progresso e ai relativi benefici dall’AI, continua infatti a tenere banco il dibattito sulle implicazioni etiche e sociali derivanti dall’automazione avanzata che rischia di ridisegnare radicalmente il mercato del lavoro, con possibili conseguenze negative per milioni di lavoratori in settori tradizionali.

Sul lungo periodo, le potenzialità dell’AI potrebbero raggiungere vette oggi impensabili. Entro il 2047 l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare ad eguagliare, se non superare, le capacità cognitive umane. Questo scenario, noto come singolarità tecnologica, aprirebbe opportunità straordinarie per la ricerca scientifica, l’esplorazione spaziale e l’innovazione industriale, ma comporterebbe anche una serie di rischi che a oggi, rendono imperativa una riflessione globale sul ruolo dell’AI dovrebbe avere nella società e dando il via a strategie che garantiscano la trasparenza degli algoritmi, combattano i bias nei sistemi decisionali e proteggano la privacy degli utenti.

 

 

L'autore

Claudia

Claudia

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