Nel 2025 lo smartworking non è più un’espressione emergenziale ma una componente strutturale del mercato del lavoro.
Nato come strumento normativo e incentivato dall’emergenza sanitaria del 2020, si è evoluto in forme ibride e professionalmente maturate, con vantaggi evidenti e criticità persistenti. Ma andiamo per ordine.
Cos’è lo smartworking e quando è nato?
Il lavoro smartworking, o "lavoro agile" è una modalità di svolgimento della prestazione lavorativa che valorizza flessibilità di orario e di luogo. Si basa su accordi tra datore di lavoro e lavoratore e su strumenti tecnologici che permettono di lavorare fuori la sede aziendale.
In Italia il lavoro agile è stato formalmente introdotto dalla Legge 22 maggio 2017, n. 81, che ha definito diritti e doveri, tutele e ambiti di applicazione.
L’adozione massiccia dello smartworking avviene però nel marzo 2020, quando la pandemia da COVID-19 fa esplodere l’uso di questa modalità.
Con il decreto-legge "Cura Italia" e successive disposizioni emergenziali, lo smartworking diventa la modalità ordinaria per molte attività compatibili. Accelerando così, pratiche e formazione digitale in imprese e pubblica amministrazione.
L’evoluzione dello smartworking in Italia
Dopo il picco emergenziale del 2020-2021, lo smartworking in Italia si è trasformato da soluzione straordinaria a modello ibrido.
I rapporti 2024 parlano di oltre 3,5 milioni di smart worker con un picco soprattutto nelle aree e nei settori a più alta digitalizzazione. Allo stesso tempo, istituti come INPS e studi accademici hanno documentato l’ampiezza e le caratteristiche dell’esperienza.
Tuttora la Legge 81/2017 resta il quadro di base, mentre gli anni 2020-2021 hanno creato lo shock trasformativo che ha portato il lavoro agile a una diffusione sistemica, con adeguamenti normativi e piani aziendali successivi.
Perché lo smartworking si è diffuso
I fattori in gioco che hanno portato ad una così rapida diffusione dello smartworking sono molteplici:
- Emergenza sanitaria: necessità immediata di mantenere produzione e servizi evitando contagi.
- Spinta tecnologica: diffusione di piattaforme cloud, videoconferenza e strumenti di collaborazione.
- Domanda sociale: lavoratori che cercano maggiore equilibrio vita-lavoro e riduzione dei tempi di spostamento.
- Iniziative pubbliche e private: piani aziendali, linee guida per la PA e incentivi alla digitalizzazione.
Insieme, questi elementi hanno trasformato lo smartworking da soluzione temporanea a pilastro strutturale del mondo del lavoro.
Pro e contro attuali dello smartworking 2025
I vantaggi dello smartworking 2025 sono basati su dati evidenti:
- Flessibilità e work–life balance: molte indagini mostrano miglioramenti nella soddisfazione e nella conciliabilità vita-lavoro per chi può lavorare da remoto regolarmente.
- Riduzione di spostamenti e impatto ambientale: meno pendolarismo significa minori emissioni e tempo libero recuperato.
- Accesso a talenti più ampio: le aziende assumono oltre confini geografici, favorendo matching domanda-offerta.
- Riduzione costi immobiliari: molte imprese rivedono superficie d’ufficio e modelli di occupancy.
Altrettanto evidenti sono i contro:
- Isolamento e perdita di cultura organizzativa: la coesione di team e il trasferimento informale di conoscenza soffrono senza momenti in presenza.
- Confini lavoro/vita personale sfumati: aumento del rischio di overwork e di invasività digitale (problema della disconnessione).
- Disuguaglianze di accesso: non tutti i lavoratori o territori hanno pari accesso a banda larga, spazi domestici adeguati o ruoli telelavorabili.
- Questioni legali e di sicurezza: responsabilità, tutela dei dati, inquadramento fiscale (trasferte/delocalizzazione) rimangono aree complesse.
Bilanciare questi vantaggi e criticità sarà la chiave per rendere lo smartworking un modello davvero equo e duraturo.
Smartworking 2025: le sfide per i prossimi anni
Ecco le principali sfide operative, organizzative e politiche da monitorare e affrontare:
- Quadratura del cerchio tra flessibilità e diritti
Regolamentare orari, pause, diritto alla disconnessione e strumenti di controllo remoto senza ledere la produttività né i diritti individuali. (norma + contrattazione collettiva).
- Infrastrutture digitali e digital divide territoriale
Investimenti in connettività (banda larga e 5G) nelle aree rurali e periferiche per evitare diseguaglianze nell’accesso al lavoro agile.
- Nuova progettazione degli spazi di lavoro
Uffici ripensati come hub per attività collaborative, formazione e onboarding; maggiore ricorso a coworking e sedi decentrate.
- Formazione manageriale e competenze soft
Manager e HR devono imparare a misurare risultati e non presenze, a gestire team ibridi e a prevenire burn-out e dispersione di conoscenza.
- Sicurezza dei dati e responsabilità
Standard di cybersecurity, backup, policy per device personali e strumenti di lavoro remoto. Anche qui serve chiarezza normativa e investimenti.
- Aspetti fiscali e di inquadramento (mobilità internazionale)
Con lavoratori che possono spostarsi tra regioni o paesi, emergono questioni su tassazione, contributi, welfare territoriale. Policy europee e nazionali dovranno dare linee guida condivise.
Raccomandazioni pratiche per imprese e policy maker
Per rendere il lavoro ibrido un modello realmente sostenibile e produttivo nel lungo periodo, le aziende devono adottare un approccio strategico.
Ad esempio:
- Adottare contratti quadro e policy chiare: includere orari di lavoro, diritto alla disconnessione, rimborsi spese, standard di sicurezza.
- Investire in formazione manageriale: misurazione basata su KPI orientati ai risultati, non alla presenza.
- Monitorare benessere e produttività: uso di survey periodiche, check-in e indicatori qualitativi oltre che quantitativi.
- Collaborare con istituzioni per infrastrutture: piani congiunti pubblico-privato per rete e spazi di coworking nelle aree meno servite.
Solo attraverso una governance condivisa e una visione orientata al benessere delle persone sarà possibile trasformare il lavoro ibrido da necessità a reale opportunità di crescita per imprese e lavoratori.
Smartworking 2025: da necessità a strategia per il futuro del lavoro
Lo smartworking 2025 è diventato una modalità matura ma ancora in evoluzione.
Non è la panacea che risolve tutti i problemi aziendali. Rappresenta però un potente strumento di organizzazione del lavoro, se accompagnato da regole, infrastrutture e cultura manageriale adeguate.
Le prossime sfide richiedono azioni coordinate che possono essere normative, tecnologiche e formative, per trasformare una pratica emergenziale in un’opportunità sostenibile, equa e produttiva per imprese e lavoratori italiani.
È il momento per le aziende di fare il passo successivo: investire in persone, tecnologia e cultura organizzativa per costruire un modello di lavoro davvero sostenibile e competitivo.
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