Italiani e Intelligenza Artificiale: curiosità, fiducia e timori di un Paese che inizia a farci i conti

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Claudia

Claudia

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ROMA –  Gli italiani stanno imparando a convivere con l’Intelligenza Artificiale e a integrarla, con prudenza, nella loro vita quotidiana. Lo rivela un’indagine condotta tra il 26 e il 28 maggio 2025 su un campione rappresentativo della popolazione nazionale, che fotografa un Paese curioso, mediamente fiducioso, ma ancora preoccupato di fronte ai rischi connessi a una tecnologia in rapida evoluzione.

Secondo i dati emersi da rapporto Piepoli-Udicon., il 43% degli intervistati utilizza sistemi di IA più volte a settimana, principalmente per cercare informazioni (62%). Questo uso cresce significativamente tra gli over 54, dove il dato arriva al 79%, segno che anche le fasce d’età più mature stanno scoprendo le potenzialità di questi strumenti.

Quanto alla fiducia nelle risposte fornite dall’IA, l’atteggiamento è prudente ma complessivamente positivo: l’11% dichiara di fidarsi sempre, il 43% spesso, un altro 43% solo per alcune cose, mentre un residuale 3% ammette di non fidarsi mai. La percezione di utilità è altrettanto diffusa: il 22% considera questi strumenti molto utili, il 57% abbastanza utili. Soltanto il 14% degli intervistati racconta di aver avuto problemi — come errori o contenuti falsi — con una differenza generazionale evidente: appena il 7% tra gli over 54, contro il 35% degli under 35. La stragrande maggioranza (74%) sostiene di non aver mai riscontrato criticità nell’uso dell’IA.

Ma le ombre non mancano. Tra le principali preoccupazioni emergono la possibile sostituzione del lavoro umano (44%), il rischio di errori o informazioni sbagliate (38%), la manipolazione e la propaganda (38%), la violazione della privacy (35%) e la dipendenza psicologica (27%).

“La conoscenza dell’IA tra i cittadini cresce, ma resta la sensazione che sia una tecnologia in parte fuori controllo” sottolinea Martina Donini, presidente nazionale di Udicon, che commenta i dati dello studio. “Il 61% degli italiani, ad esempio, non si sente tranquillo all’idea di affidare all’Intelligenza Artificiale operazioni delicate come la gestione dei dati bancari o gli acquisti online. La fiducia non può nascere soltanto dall’efficienza di uno strumento: servono trasparenza, regole chiare, controlli rigorosi e precise responsabilità”.

Lo studio, condotto su un campione di 501 persone con metodologia mista Cati/Cawi, restituisce dunque l’immagine di un’Italia in fase di transizione, tra entusiasmo per le opportunità offerte dall’IA e timori per i suoi potenziali effetti collaterali.